
(AGENPARL) – Roma, 25 giu 2020 – “Sono pronto a tornare al più presto all’Hotel House di Porto Recanati”. Lo annuncia il leader della Lega Matteo Salvini, che tra venerdì e sabato sarà nelle Marche e non dimentica la struttura che sorge in provincia di Macerata.
L’Hotel House di Porto Recanati è un complesso residenziale costruito nel 1967: era stato presentato come esempio di edilizia a uso turistico residenziale nella Riviera Adriatica. 17 piani, 480 appartamenti: ci vive un sesto della popolazione di Porto Recanati. Col passare del tempo ha però perso valore e ha attirato molti lavoratori extracomunitari, soprattutto maghrebini e centroafricani, seguiti da asiatici. Quando Matteo Salvini entra al Viminale, tra i vari report chiede una relazione sull’Hotel House. Nell’aprile 2015, il leader leghista era stato accolto con vere e proprie barricate che gli avevano impedito l’accesso.
Il 16 settembre 2018 Salvini ci torna da ministro. La relazione sulla sua scrivania conferma una situazione fuori controllo: in tre appartamenti era stata realizzata una moschea e più di 80 alloggi erano stati pignorati. Residenti ufficiali: 1.711.
Il tutto nonostante un indiscutibile impegno da parte delle Forze dell’Ordine: dal primo gennaio 2018 al settembre dello stesso anno, avvalendosi anche di monitoraggio aereo e di unità cinofile anche antidroga, donne e uomini in divisa avevano eseguito ben 295 interventi operativi, alcuni dei quali ripetuti nella stessa giornata e a orari diversificati, procedendo all’identificazione di 2.557 soggetti, residenti all’interno dell’Hotel House o comunque presenti nell’area. Non solo.
Fin dal 2017 la Guardia di Finanza aveva controllato i flussi finanziari relativi ai cinque operatori money-transfer presenti nel complesso, identificando oltre 2.300 cittadini di provenienza non europea, che avevano movimentato verso paesi esteri circa 5 milioni di euro (di cui l’80% verso Senegal, Pakistan e Bangladesh).
Da allora, l’Hotel House è stato uno dei dossier su cui Salvini ha lavorato con particolare intensità, coordinandosi con prefettura e amministratori locali. E i risultati arrivano.
Solo negli ultimi mesi del 2018 erano state identificate più di 500 persone, tra cui un clandestino già espulso. E poi, uno spacciatore extracomunitario portato in carcere, cinque pakistani pusher per cui era scattato il divieto di dimora, una donna italiana tossicodipendente denunciata perché già destinataria di foglio di via dal Comune.
“Confermiamo quanto abbiamo detto: tolleranza zero per illegalità, abusivi e degrado. I continui monitoraggi della struttura confermano le nostre intenzioni. È finita la pacchia” spiega il ministro dell’Interno.
Nel 2019 la mano di Salvini è ancora più evidente. Nel mese di febbraio scendono in campo 46 carabinieri (compresi 4 forestali e due uomini dell’ispettorato del lavoro), un elicottero, due unità cinofile. Assediano l’Hotel House e due pakistani vengono arrestati perché pizzicati con eroina e soldi. Nella struttura (inizio 2019) si segnalano ancora 1.711 residenti, di cui solo 421 con la cittadinanza italiana. 21 le nazionalità presenti: la pakistana è quella più diffusa (395 persone), segue quella senegalese (303) e del Bangladesh (235).
Il 19 febbraio 2019 si registra un altro maxi blitz: 25 appartamenti controllati, 95 persone identificate (di cui 2 sono risultate clandestine), più di 100 grammi di eroina e 15 autovetture sequestrate.
“Non abbassiamo la guardia e continuiamo a lavorare” dice Salvini.
Primavera 2019. Il 6 aprile, il ministro dell’Interno annuncia: “Dopo circa dieci anni, tre dei quali di amministrazione giudiziaria, è stato approvato il bilancio dell’Hotel House di Porto Recanati. È il risultato della azione costante per ripristinare la legalità e superare anni di degrado e abbandono. Controlli, arresti, sequestri, lotta agli abusivi dimostrano che non possono esistere zone franche. Ovviamente non ci fermiamo e continuo a monitorare la situazione”. Pochi giorno dopo, nuovo blitz: quaranta carabinieri, un elicottero, 18 mezzi ripuliscono l’Hotel House con un arresto, circa dieci denunce, quasi 10mila euro sequestrati. Spunta la droga, tra cui 700 grammi di cocaina in un casolare abbandonato a poca distanza dalla struttura.
Nel frattempo, il Viminale targato Salvini dà vita a Spiagge sicure per contrastare il degrado e i venditori abusivi. Il provvedimento ha ripercussioni positive sull’Hotel House, dove crollano le presenze estive. Da 1.500 a circa 500. Il 19 luglio scattano altri controlli. 1 arresto, 4 denunce, 4 stranieri irregolari rintracciati (uno dei quali portato al Cpr per l’immediata espulsione), multe per 20mila euro per lavoro nero. E poi 10 appartamenti e 5 casolari controllati, perquisizioni personali, controlli di uomini e mezzi, oltre a sequestri di merce contraffatta: 500 tra borse, bigiotteria e manufatti, pronti per essere venduti per strada.
Salvini commenta: “Non dimentico Porto Recanati e la situazione dell’Hotel House. Grazie alle Forze dell’Ordine, al prefetto e agli inquirenti per l’impegno costante e la professionalità. Nell’ultimo anno, come promesso, abbiamo moltiplicato gli sforzi e i controlli: abbiamo qualche segnale incoraggiante”.
Poi, cambia il governo. Il resto è cronaca degli ultimi giorni. All’Hotel House s’accende perfino un focolaio di Covid-19. Il ministro Luciana Lamorgese non è mai stato sul posto. Salvini è pronto a tornarci. Così dall’ufficio stampa della Lega