
La realtà calabrese racconta un tragico en plain per quanto riguarda le Aziende sanitarie provinciali commissariate, visti i provvedimenti che hanno colpito nell’ultimo anno anche quelle di Reggio Calabria e Catanzaro. Sempre nel 2019, a questi scioglimenti, vanno aggiunti quelli di 6 Comuni: Careri (sciolto una prima volta nel 2012), Palizzi, Stilo, Sinopoli (già sciolto nel 1997), Africo (giunto al terzo provvedimento dissolutorio, dopo quelli del 2003, successivamente annullato, e del 2014) e San Giorgio Morgeto. Nel biennio 2018-2019 si contano in tutto 19 Enti locali sciolti per infiltrazione mafiosa in regione. Ad oggi la Calabria si tiene saldo il suo record di regione col maggior numero di scioglimenti: 121 dal 1991 ad oggi.
Una morsa letale in grado di influenzare e indirizzare tutti gli aspetti socio-economici del territorio così spiegata nell’ultimo report della Dia: «Le consorterie criminali calabresi sono abili nel creare seguito soprattutto fra quelle persone in cerca di riscatto sociale, le cui condizioni di vita li spingono a schierarsi, piuttosto che con lo Stato con la ‘ndrangheta che, invece, apparentemente, crea ricchezza, risolve i problemi e non abbandona i suoi adepti. La Istituzioni, a qualunque livello, ma anche la comunità intera devono avere ben chiara la portata del fenomeno, spogliandosi del negazionismo fin qui sostenuto ed acquisendo consapevolezza della presenza delle ‘ndrine ormai ovunque. Alla luce di tale consapevole espansione della ‘ndrangheta risulta necessaria una risposta
decisa, a tutti i livelli, anche perché da diverso tempo si assiste ad una distorsione del meccanismo di percezione dei valori, non solo da parte dei giovani delle famiglie della ’ndrangheta, ma anche della società in generale». (News&Com)