(AGENPARL) – Roma, venerdì’ 3 aprile 2020 – Non è affatto superfluo in un momento tanto tragico per l’Italia già dilaniata dalla crisi economica e dalla recessione in atto, richiamare l’attenzione su una ulteriore mancata previsione da parte dell’attuale governo, che potrebbe causare ulteriori danni. La questione riguarda l’articolo 13 del Decreto Legislativo n. 471/1997 “Ritardati od omessi versamenti diretti e altre violazioni in materia di compensazione” così recita al primo comma: Chi non esegue, in tutto o in parte, alle prescritte scadenze, i versamenti in acconto, i versamenti periodici, il versamento di conguaglio o a saldo dell’imposta risultante dalla dichiarazione, detratto in questi casi l’ammontare dei versamenti periodici e in acconto, ancorche’ non effettuati, e’ soggetto a sanzione amministrativa pari al trenta per cento di ogni importo non versato, anche quando, in seguito alla correzione di errori materiali o di calcolo rilevati in sede di controllo della dichiarazione annuale, risulti una maggiore imposta o una minore eccedenza detraibile. Per i versamenti effettuati con un ritardo non superiore a novanta giorni, la sanzione di cui al primo periodo e’ ridotta alla meta’. Salva l’applicazione dell’articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, per i versamenti effettuati con un ritardo non superiore a quindici giorni, la sanzione di cui al secondo periodo e’ ulteriormente ridotta a un importo pari a un quindicesimo per ciascun giorno di ritardo. Esistono due metodi per calcolare gli importi relativi agli acconti: (1) storico, che non dovrebbe mai dar luogo ad errori in quanto corrisponde ad una percentuale prefissata di quanto versato per l’anno precedente; (2) previsionale, per cui il contribuente considerando un minor reddito rispetto a quello del periodo precedente, può ridurre in misura percentuale quanto dovuto.
Attenzione però, se il contribuente sbaglia nelle previsioni, e versa un importo minore rispetto a quello che
poi risulterà dovuto, incorrerà nelle stesse sanzioni succitate. Ora in questo periodo di crisi economica, e soprattutto di liquidità, non si potrebbe pensare ad eliminare, e non sospendere tale obbligo? È vero che l’importo relativo a quanto versare a titolo di “saldo imposte”, per il reddito conseguito nel 2020, sarà ovviamente maggiore in termini di percentuale, ma è pur vero che il contribuente non si vedrebbe privare di somme di denaro oggi, per molti dei quali rappresentano l’unico mezzo di sostentamento. In realtà si tratterebbe di una sorta di finanziamento ad un anno a tutti quei contribuenti che oggi soffrono come non mai, e lo Stato non dovrebbe corrispondere nessuna somma, nessun bonus, nessun click day.