
(AGENPARL) – Roma, 09 mar 2020 – In questi giorni, GVpress ha tentato di muoversi per assicurare il massimo della sicurezza igenico-sanitaria possibile per tutte le professionalità e per gli individui coinvolti nel racconto delle vicende legate all’emergenza Coronavirus. Lo abbiamo fatto tramite le vie documentate in questa pagina e per molte altre vie informali. Ora arriva un regolamento di palazzo Chigi che prevede l’accesso alla sala stampa solo ai giornalisti iscritti all’Associazione Stampa Parlamentare, lasciando fuori noi e la maggior parte degli altri colleghi. Non vogliamo creare polemica e rispettiamo la decisione, ma è necessario chiarire alcuni aspetti.
Siamo stati noi come GVpress a chiedere di distanziare i posti in sala stampa a palazzo Chigi, nel disinteresse della Stampa Parlamentare. Siamo stati noi come GVpress a chiedere che tutte le testate utilizzassero solo il segnale video fornito da palazzo Chigi in modo da non esporre i cameraman e i giornalisti-videomaker a contatti prolungati e ravvicinati sulla pedana per le telecamere, mentre colleghi della stampa parlamentare continuavano a far lavorare i loro cameraman senza porsi il problema. Siamo stati noi come GVpress a chiedere che non si tenessero più punti stampa in esterno nella cosiddetta “tonnara” ma solo conferenze stampa, mentre di nuovo sembrava che nessuno tra i colleghi della stampa parlamentare si ponesse il problema.
In queste ore stiamo lavorando con gli uffici stampa di Camera e Senato e con altre associazioni di categoria per far sì che in occasione delle sedute di aula nella giornata di mercoledì non ci sia un assembramento di giornalisti, giornalisti-videomaker, operatori e fotografi sulle tribune o ai cosiddetti. pannelli tale da non consentire le condizioni di sicurezza. Per far ciò, noi per primi abbiamo proposto di fare un passo indietro. Abbiamo chiesto all’associazione Stampa parlamentare di poter fare una richiesta congiunta insieme a loro in questo senso ma non ci è arrivata una risposta positiva
Detto questo, ribadiamo che accettiamo la decisione – anche se unilaterale e non concordata – senza chiedere deroghe o esenzioni, anche se non crediamo di essere più o meno “a rischio” di altri colleghi. Le massime istituzioni del Paese chiedono in queste ore uno sforzo collettivo e noi continueremo ad attenerci a questa indicazione.