
(AGENPARL) – Roma, 07 feb 2020 – Saluto le Autorità, dal Presidente Sassoli a tutte le Autorità – non vi cito uno per uno perché ovviamente farei sicuramente delle gaffe. E da quello che ho visto e letto, oggi mi sono perso qualcosa perché è stata una giornata molto stimolante e molto proficua per quanto riguarda gli interventi e lo scambio anche di vedute.
Il tema “Il nuovo bilancio europeo all’altezza delle sfide per l’occupazione, per la crescita la sostenibilità”. Ecco questo è un momento particolarmente delicato, come ha detto Presidente Sassoli, del negoziato che riguarda il prossimo Quadro finanziario pluriennale.
Fuori ho fatto una battuta ai giornalisti: “Siete venuti in tanti per degli aspetti contabili, come mai? Di solito non suscita entusiasmano il dato contabile”. Era una battuta ovviamente. Qui non parliamo di dati contabili, parliamo degli impegni finanziari che si stanno mettendo sul piatto, dei criteri allocativi attraverso cui verranno distribuiti questi impegni finanziari, quindi significa la politica che vogliamo realizzare, le misure che ci impegniamo a perseguire.
Quindi ben vengano anche spunti di riflessione e contributi di idee e proposte utili in vista dei prossimi appuntamenti che ci attendono a Bruxelles.
Con il Presidente Sassoli – ricordava – qualche giorno fa siamo visti a Bruxelles e abbiamo affrontato proprio il tema del bilancio europeo, ho rappresentato a lui, trovando grande consonanza, anche al Presidente del Consiglio europeo Michel, ed alla Presidente della Commissione von der Leyen, la posizione del Governo italiano e la nostra visione, la visione del governo, del sistema Italia. Per quanto riguarda questa essenziale posta in gioco del bilancio europeo dei prossimi sette anni, per l’Italia è assolutamente chiaro che con il negoziato sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027 si definiranno gli strumenti a disposizione dell’Unione europea e dei suoi Stati Membri per costruire un futuro che sia vicino ai bisogni dei cittadini europei
E attenzione, è solo nel contesto europeo che l’Italia e gli altri Stati membri potranno pensare di affrontare, in maniera credibile e plausibile, le sfide che ci attendono.
Basti pensare solo alla sfida dei cambiamenti climatici. Come si può pensare da soli di affrontare questa sfida. Ma dirò di più e l’ho detto anche al recente Consiglio europeo. Anche all’interno dell’Unione Europea in percentuale inquiniamo molto poco rispetto ai restanti continenti; se l’Unione europea non assumerà una posizione di leadership in direzione della transizione energetica e del contrasto ai cambiamenti climatici, se non riusciremo a coinvolgere tutti i continenti, i Paesi in questo momento meno sensibili verso questo obiettivo, non avremmo alcun successo.
Ecco allora che in questa prospettiva, rispetto a queste sfide, il volume complessivo di 1.100 miliardi nell’attuale proposta negoziale di bilancio pluriennale, rischia anzi è senz’altro inadeguato. Diciamolo molto chiaramente. So che le medesime sensibilità e considerazioni sono state condivise dal Parlamento europeo, perché quando le sfide sono complesse non si affrontano gratis.
L’Italia difende quindi l’idea di predisporre un bilancio sufficientemente ambizioso che consenta di realizzare obiettivi, di perseguire politiche che le stesse Istituzioni europee ed i Governi in seno al Consiglio ritengono assolutamente necessari. Quindi con il Parlamento e con la Commissione europea condividiamo anche il principio che le necessarie risorse debbano essere reperite anche attraverso nuove e genuine risorse europee, piuttosto che attraverso ulteriori aggravi degli sforzi già richiesti ai cittadini europei. Tornerò poi più avanti su questo punto.
Il nostro obiettivo è duplice: da un lato, permettere all’Unione ed agli Stati membri di affrontare le grandi sfide di portata globale, a partire dall’accresciuta instabilità geopolitica, dalla competizione economica, dal cambiamento climatico, dalle migrazioni; dall’altro lato, assicurare che nessun cittadino europeo sia abbandonato a sé stesso, lasciato solo nell’affrontare queste sfide.
E anche in base a questo presupposti, ho ricordato al Presidente Michel…Come sapete ci sarà un Consiglio europeo straordinario il 20 febbraio, quindi c’è un tentativo di accelerare – il tentativo è in sé lodevole e apprezzabile – di accelerare per quanto riguarda l’approvazione del Quadro finanziario pluriennale; però questo tentativo, per quanto lodevole negli intenti, difficilmente avrà successo se non abbraccerà una proposta negoziale adeguata ad attuare le priorità che ho richiamato. Quindi – dobbiamo dirlo francamente – dobbiamo predisporci se vogliamo approvare il quadro finanziario pluriennale verso una proposta ben diversa da quella “scatola negoziale” finlandese che ci è stata già anticipata.
Le sfide che ci attendono richiedono una vera e propria modernizzazione del bilancio dell’Unione, a maggior ragione oggi, all’indomani della Brexit.
Oggi il QFP, oltre a sostenere le politiche tradizionali – come ha ricordato il Presidente Sassoli la Politica Agricola Comune-PAC e la Coesione – deve fornire all’Ue risorse sufficienti per rendere l’economia europea più competitiva, più innovativa. Insomma abbiamo degli obiettivi politicamente veramente molto complessi: Green New Deal ricerca, innovazione, trasformazione digitale, connettività, trasporti intelligenti.
Ho detto alla Presidente Ursula von der Leyen che abbiamo apprezzato tantissimo come Governo il suo progetto politico e non vi sarà sfuggito che il progetto politico che stiamo perseguendo qui, all’interno del nostro territorio, della comunità nazionale, è molto consonante con quello della Presidente Ursula von der Leyen. Ma proprio per questo evidentemente occorrono risorse adeguate, altrimenti già in partenza ci si pone nella condizione di non riuscire a raggiungere gli obiettivi.
Serve quindi un nuovo paradigma nel modo di produrre, nel modo di consumare. Dobbiamo accrescere la competitività e dobbiamo assicurare una crescita più robusta per avere una Europa più verde, una Europa più equa, una Europa più inclusiva.
E l’azione a tutela del clima e dell’ambiente è assolutamente prioritaria. Dobbiamo fare tanti sforzi in questa direzione. Perché, vedete, l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 è un obiettivo veramente molto ambizioso. Non possiamo sottacere il fatto che sia difficile da raggiungere e richiede i nostri massimi sforzi.
L’Italia agirà da protagonista, in ambito nazionale, europeo, ed internazionale. Perché abbiamo raggiunto in anticipo gli obiettivi 2020 in materia di riduzione delle emissioni, efficienza energetica, quota di consumi da fonti rinnovabili e il nuovo Piano nazionale integrato per il clima e l’energia assicurerà – direi con sufficientemente certezza – la neutralità climatica entro il 2050, in linea con gli Accordi di Parigi.
Il nostro impegno su questo versante è molto chiaro. L’altro giorno ero Londra, abbiamo lanciato con Boris Johnson Cop26, la conferenza sui cambiamenti climatici a livello globale. Siamo molto orgogliosi di questo partenariato. Siamo molto orgogliosi del fatto che ospiteremo poi, in particolare a Milano, dal 28 settembre al 2 ottobre due venti che riteniamo molto significativi: la Pre-Cop e poi la Cop dei giovani, la Cop dove i giovani avranno la possibilità di dare il loro contributo. E nei nostri eventi, quelli che cureremo noi direttamente, presteremo anche molta attenzione al tema dei cambiamenti climatici nel continente africano, che ha bisogno di tutta la nostra attenzione e del massimo sostegno.
E ancora. Tornando al QFP, l’Italia sostiene la previsione che almeno il 25% del bilancio europeo venga destinato a politiche sul clima e sull’ambiente. E cercheremo fi fare tesoro dello strumento legato al Just Transition Mechanism Fund, che è stato proprio recentemente presentato dalla Commissione europea. Nello scambio che ho avuto con la Presidente Ursula von der Layen c’è stata già una valutazione – ovviamente nell’ambito di uno scambio verbale – sulla possibilità di utilizzare questo strumento per le regioni più arretrate e più in difficoltà per la transizione energetica, e ovviamente non potevo non evocare lo stabilimento ex Ilva di Taranto.
L’impulso agli investimenti pubblici e privati – che serviranno in misura ingente – sarà fondamentale per accompagnare la riconversione delle aree industriali interessate dalla transizione, sul piano occupazionale, sul piano sociale. Di questo bisognerà tenere conto anche nel quadro del riesame della governance economica europea.
Un altro tema è quello della revisione del Patto di Stabilità e Crescita. Io ho detto anche alla Presidente Ursula von der Leyen che mi piacerebbe tanto invertire i poli concettuali: renderlo Patto di Crescita nella Stabilità. Questo significa non stravolgerne il senso, il contenuto e i meccanismi di garanzia. Significa però creare i presupposti perché evidentemente si possa realizzare quella politica del “Green New Deal” ad esempio.
Se non si vuole parlare di “golden rule”, perché è un discorso che può prestarsi a fraintendimenti, parliamo di “green facility” che significa comunque il superamento delle rigidità attuali del Patto per evidentemente favorire una sostenibilità della finanza pubblica. Attenzione, questa è una partita importantissima io confido che tutte le istituzioni europee possano comprendere la portata di questa partita, perché pensateci un attimo, se così non fosse, noi rischiamo di dar la stura a un risultato paradossale: solo i Paesi con sufficiente spazio fiscale potranno investire e realizzare, perseguire l’obiettivo del “Green new deal”. Allora, immaginate cosa significa tra qualche anno: i Paesi che non hanno spazio fiscale rimangono indietro e alcuni invece correrano avanti.
Quindi il risultato è che, anziché favorire la convergenza e comportamenti virtuosi da parte di tutti, favoriremo la divergenza. La costruzione di un’Europa più sociale deve restare un obiettivo primario prioritario attraverso una politica di coesione, con la quale è necessario affrontare il contrasto delle disparità, delle diseguaglianze, a tutte le latitudini e longitudini. Dare sostegno attivo all’occupazione, soprattutto giovanile. Favorire investimenti in capitale umano, capitale sociale.
Sostenere Le piccole e medie imprese, e lo diciamo ovviamente forti del nostro tessuto produttivo che ci consente di rivendicare un primato da questo punto di vista in Europa. Nel negoziato in corso, la nostra linea rossa, la nostra priorità, consiste nel definire criteri allocativi che indirizzino le risorse disponibili verso quei territori che più hanno risentito della crisi economica e che quindi più faticano nel recuperare un percorso di crescita.
E allora parlando di Politica Agricola Comune è ovvio che non ci potremo mai accontentare degli attuali criteri distributivi che ci vengono offerti.
Noi non intendiamo sostenere l’attuale meccanismo di allineamento dei pagamenti diretti tra gli Stati membri dell’Unione Europea, la cosiddetta “convergenza esterna”, perché questa è basata esclusivamente pensate sull’estensione dei terreni agricoli.
È un criterio iniquo, oggettivamente iniquo. Non tiene conto di un’articolata serie di parametri che solo, essi sì, nel loro complesso, ci restituiscono diciamo un obiettivo, e un criterio di discriminazione più affidante.
Parlo ad esempio della differenza nei costi di produzione, del differenziale tra reddito agricolo e reddito medio che si riscontrato in diversi Stati membri. E poi, mi avvio a conclusione, dobbiamo anche mettere in condizione l’Europa di recitare, di avere un ruolo diciamo così più profilato sul piano geopolitico, come attore geopolitico.
Dobbiamo lavorare per rivendicare un ruolo fondamentale nel Mediterraneo allargato, nel continente africano. Dobbiamo quindi anche su questo versante, avere risorse adeguate per realizzare, per seguire un nuovo modello di cooperazione, in modo da coinvolgere anche i continenti, gli stati vicini, in questo progetto politico.
E c’è anche la politica europea per le migrazioni: abbiamo ancora tanto da fare per affrontare il fenomeno nella sua complessità e con massima efficacia. Dobbiamo contrastare le cause profonde delle migrazioni. Noi non risolveremo mai il problema delle migrazioni limitandoci solo a gestire gli sbarchi.
Gli sbarchi sono un aspetto specifico che richiama tantissimo l’attenzione dei media e sappiamo che anche il dibattito politico a volte si concentra su questo aspetto. Ma in realtà occorre una politica multilivello, come ho sempre detto, che nasca dalla cooperazione con i Paesi di origine, di transito delle migrazioni, che gestisca, tuteli i diritti fondamentali dei migranti come prima cosa. Quindi una politica che vada alla ricerca delle cause del disagio, del malessere, della miseria, delle difficoltà da cui originano questi percorsi, spesso della morte, in mano ai trafficanti.
E poi ovviamente venendo al suolo europeo, offra una gestione veramente condivisa, un meccanismo di distribuzione efficace come quello che abbiamo prefigurato nell’accordo de la Valletta, che è un passaggio fondamentale.
Si stanno aggiungendo altri Paesi europei, questa è una notizia molto confortante, ma dobbiamo ancora coinvolgerne tanti altri. E poi politiche di rimpatrio e via discorrendo.
La Commissione poi ha presentato nel 2018 un pacchetto di proposte che include risorse basate sul sistema di scambio di emissioni ETS, sulla tassazione della plastica non riciclata, sulla futura base imponibile comune per le multinazionali in Europa. Tuttavia i negoziati ancora non hanno prodotto risultati soddisfacenti.
La nostra posizione in materia di risorse proprie è pienamente aderente a quella del Parlamento Europeo. Su questo c’è piena condivisione. Ulteriori entrate del bilancio comune dovranno essere generate attraverso forme di finanziamento capaci di assicurare il giusto contributo al benessere collettivo: da parte delle grandi imprese del settore digitale, da chi sfrutta le differenze di tassazione negli Stati membri, per evitare ovviamente l’imposizione, dagli speculatori finanziari, dai grandi inquinatori.
Siamo anche aperti alla proposta della Commissione europea di istituire un “meccanismo di adeguamento dell’anidride carbonica alla frontiera”, così è stato definito, che permetterebbe di reperire risorse tutelando al contempo il mercato unico dalla concorrenza da parte di imprese di Paesi terzi, con una normativa ambientale meno severa di quella europea.
Dovranno inoltre essere abolite le correzioni che discendono dal “rebate” che venne concesso al Regno Unito, il Regno Unito “is gone”, è andato via, quindi questa è un’ottima occasione perché si abbia il coraggio di affrontare questo tema del “rebate” che risale al lontano 1984. È un meccanismo obsoleto, iniquo, regressivo, che consente ad alcuni degli Stati membri, sono 5 mi pare, tra gli Stati membri più ricchi, pensate, di vedere artificialmente ridotto il loro contributo al bilancio europeo.
Sono tutte questioni, vedete, ce ne sono tante da affrontare, le affronteremo il 20 febbraio al Consiglio Europeo straordinario. Ho già anticipato nel colloquio che ho avuto molto dettagliato col Presidente del Consiglio Michel questa nostra posizione, ovviamente siamo ragionevoli, siamo in una casa comune, ci rendiamo conto che non tutte le nostre priorità possono essere condivise ma c’è una linea rossa oltre la quale non siamo disposti ad andare. in ragione di un compromesso al ribasso. Il Parlamento che costituisce la prima idea della presentazione delle istanze dei cittadini europei ha chiaro in mente a mio avviso, quali siano gli interessi dell’Unione nel lungo periodo e la necessità di superare un approccio al negoziato sul bilancio basato sul giusto ritorno, su una visione miope degli interessi nazionali. Quindi, e concludo, sono certo che le sensibilità e le preoccupazioni anche del Parlamento Europeo sui temi chiave del negoziato, siano ampiamente condivisibili e siano ampiamente condivise.
Chiunque abbia a cuore il futuro dell’Europa nel prossimo decennio non può non sostenere l’esigenza di assicurare all’Unione Europea gli strumenti necessari a difendere, a promuovere il benessere a tutto tondo dei suoi cittadini. L’Italia, siate certi, contribuirà con la forza delle proprie idee, con le sue buone ragioni, a questo dibattito e perché questa discussione sia indirizzata verso il benessere di tutti i cittadini.