
(AGENPARL) – Roma, 06 gennaio 2020 – Il 2020 segnerà con molta probabilità il lancio delle reti cellulari di quinta generazione (5G) in tutto il mondo e sarà anche probabilmente uno dei più grossi dilemmi geopolitici dell’anno.
In un mondo molto frenetico quale è la nostra società, chi di noi si è accorto che il numero nell’angolo a sinistra dei nostri schermi di smartphone era passato da 3G a 4G. Pochissimi se ne sono accorti.
Lo stesso è successo quando è apparsa per la prima volta la scritta LTE, cioè un altro passo nell’evoluzione delle reti cellulari, in alternativa al 4G.
In tale contesto di disattenzione «mondiale» i gestori wireless su entrambe le sponde dell’Atlantico hanno sempre dichiarato che il 5G offrirà una velocità dei dati fino a 100 volte più veloce delle connessioni attuali.
Le reti di quinta generazione supporteranno una pletora di sensori, veicoli, elettrodomestici e altri dispositivi connessi a Internet che eseguiranno funzioni ancora inimmaginabili adesso.
In quasi tutti i principali aeroporti europei a partire da Stoccolma, Bruxelles, Lisbona e Madrid sono state tappezzate con pubblicità relative al 5G.
Negli Stati Uniti, i fornitori di reti come AT & T hanno persino lanciato quelle che chiamano reti 5GE, una distribuzione pre-5G che sfrutta il marchio vagamente futuristico delle reti di quinta generazione
In mezzo a questa tale indifferenza dell’opinione pubblica, il 5G può sembrare un improbabile campo di battaglia tra Cina e Occidente.
Tuttavia, il passaggio al 5G può segnare il punto di flesso, dopo decenni di integrazione cinese in un’economia globalizzata, allorquando gli interessi di Pechino cominceranno a divergere sostanzialmente ed in modo inconciliabile da quelli degli Stati Uniti, da quelli dell’Unione europea e dagli altri paesi democratici
A causa della mancanza di una visione futura dell’uso e delle prospettive che si apriranno grazie a questa nuova tecnologia, le potenze occidentali rischiano di capitolare in quella che è diventata ormai un’arena geopolitica critica.
In poche parole, né gli utenti americano né quelli europeo sembrano capire le problematiche legate alla rete 5G
Ricordiamoci che i progressi tecnologici di Huawei, ZTE e altre società potrebbero consentire alla Cina di diventare il primo paese a implementare il 5G su larga scala, dando un vantaggio alla sua economia. Ma il potenziale a doppio uso e militare del 5G introduce un’altra dimensione di significato geostrategico – quella che l’industria militare e della difesa cinese sta esplorando avidamente.
Come hanno postulato diversi accademici e ingegneri della difesa cinese, il 5G potrebbe migliorare le comunicazioni sul campo di battaglia con una trasmissione delle informazioni più rapida e stabile, aumentando la tempestività e l’integrazione delle informazioni. Almeno in teoria, quindi il 5G potrebbe fornire la rapida trasmissione e larghezza di banda necessarie per realizzare il potenziale dell’Internet of Things e dell’intelligenza artificiale (AI) sul campo di battaglia.
Alcuni dei principali produttori mondiali di apparecchiature per telecomunicazioni, tra cui Huawei e ZTE, sono società cinesi con strutture di proprietà oscure e stretti legami con il governo autoritario monopartitico cinese. Molti nell’establishment della sicurezza nazionale degli Stati Uniti temono giustamente che le apparecchiature prodotte da queste società potrebbero consentire a Pechino di sottrarre dati sensibili personali o aziendali. Oppure potrebbe usare interruttori «killer» nascosti per paralizzare i sistemi di telecomunicazioni occidentali durante una potenziale guerra in corso.
La semplice minaccia di questa attività conferirebbe una indiscutibile superiorità alla leadership cinese è una clava geopolitica da usare in ogni momento.
Questo è il motivo per cui il segretario di Stato Mike Pompeo ha recentemente esortato gli alleati dell’UE a non «fidarsi delle aziende cinesi con reti critiche».
Gli smartphone Huawei che sono sul mercato sono in genere più economici di quelli prodotti dai tre principali fornitori con sede in paesi democratici: le aziende europee Ericsson e Nokia e la Corea del Sud Samsung.
Nel frattempo, i responsabili politici di entrambe le sponde dell’Atlantico, dai ministri dell’economia europea al presidente Donald Trump, hanno visto prima di tutto la disputa sul 5G come una questione commerciale. Anche se a dovere di cronaca, l’amministrazione Trump ha preso provvedimenti, come ha descritto il New York Times, per «bloccare il campione nazionale cinese delle telecomunicazioni, Huawei, di operare negli Stati Uniti e privarlo della tecnologia americana mentre costruisce reti in tutto il mondo», il presidente americano ha anche accennato alla volontà di rinunciare alle restrizioni in cambio di concessioni economiche dalla Cina.
Nel 2018, Trump si è ritirato dalle sanzioni di sicurezza nazionale contro ZTE per abbassare i toni durante i suoi negoziati commerciali con Xi Jinping.
È chiaro che Pompeo ed altri che hanno sollevato dubbi su Huawei possono essere tacciati di essere protezionisti, xenofobi o addirittura dei falchi dal punto di vista militare.
Il segretario di stato americano Mike Pompeo è diventato in tale contesto un chiaro bersaglio in Cina, dove sia funzionari governativi che i media lo hanno descritto come un «guerriero della guerra fredda».
Tuttavia, l’Occidente ha ampi motivi ad essere cauti nei confronti dei fornitori cinesi di 5G.
In primis è che la recente legge cinese sull’intelligence nazionale impone a queste compagnie di ottemperare alle richieste del Partito Comunista di consegnare i dati o di impegnarsi in attività di snooping o di interruzione della rete.
Inoltre c’è la questione della lunga serie di attacchi informatici in Occidente, tra cui il furto di proprietà intellettuale da parte delle aziende e delle informazioni personali sensibili sui cittadini.
Il caso contro Huawei sospettata di aver commesso un palese spionaggio aziendale è emblematico: un atto di accusa del Dipartimento di Giustizia iniziato nel 2019 dove uno scambio di e-mail ha messo in luce la pressione di Huawei nei confronti dei dipendenti sul campo per trafugare persino attrezzature custodite e segreti commerciali; secondo il dipartimento di giustizia, veniva dato un premio a chi offriva le informazioni più preziose.
E recenti rivelazioni hanno scoperto come il partito comunista cinese sfrutti l’intera gamma di informazioni personali che ha accumulato pazientemente nei confronti dei suoi cittadini: immagini di riconoscimento facciale, campioni di DNA obbligatori, coordinate GPS 24 ore su 24, cronologia delle ricerche e tracciamento delle attività online, nonché la semplice e vecchia intercettazione.
Una riedizione riveduta ed aggiornata secondo la tecnologia modera del romanzo 1984 di George Orwell. Un modo sottile per eliminare la libertà religiosa e i diritti che dovrebbe far riflettere seriamente sia i governi occidentali che i vettori wireless.
Mentre il Dipartimento di Stato di Pompeo ha insistito sulla questione 5G durante un forum internazionale, le problematiche sollevate sono state accolte con un certo scetticismo in Europa.
Il semplice riconoscimento del 5G come una minaccia alla sicurezza sta facendo venire il mal di testa ai governi e ai vettori di telecomunicazioni dell’UE che preferirebbero ovviamente eclissare tale prospettiva.
Stoppare gli strumenti cinesi sarebbe un’impresa finanziaria e logistica non da poco, visti i forti interessi in gioco e il livello degli esponenti politici che si stanno sperticando in elogi a sostegno della Cina.
I politici europei sono abituati a vedere l’industria tecnologica americana come una rivale e oggi si scontrano con la direzione che sta prendendo Washington.
E nonostante il fatto che due fornitori di 5G siano europei e che i funzionari dell’UE abbiano sostenuto la «sovranità tecnologica», cioè in altri termini per non dirla nel politicamente corretto significa indipendenza tecnologica dagli Stati Uniti, i paesi membri non hanno ancora stabilito una politica comune su come affrontare una questione molto delicata come questa.
Inoltre, il mercato unico dell’UE è orgoglioso dei principi di concorrenza leale e ha una certa riluttanza a favorire o a rifiutare un’azienda a causa della sua nazionalità, soprattutto quando i suoi prodotti sono competitivi, come quelli di Huawei, come il prezzo.
L’ironia di questo approccio che dimostra poca conoscenza e molta superficialità, è che lo stato cinese ha sovvenzionato gli sforzi di Huawei per ridurre i propri concorrenti europei e sudcoreani, anche a causa della possibilità di ottenere una leva geopolitica.
Il Wall Street Journal ha stimato di recente che fino a $ 75 miliardi di aiuti statali hanno finanziato l’ascesa di Huawei.
L’incapacità di vedere il 5G al di là dell’obiettivo dell’utente è anche un’incapacità di comprendere il ruolo determinante e critico che avranno le aziende cinesi come strumenti del potere statale di un’altra nazione nella vita privata.
La disputa sul 5G non è la prima volta nella storia recente che le questioni relative alle infrastrutture economiche si sono sovrapposte alla geopolitica in maniera malsana.
Né è la prima volta che la sovrapposizione ha causato problemi con l’altra sponda con Washington.
Il settore energetico europeo ha fatto affidamento a lungo sul gas naturale a basso costo proveniente dalla Russia e la deregolamentazione ha permesso alla società di gas statale russa, Gazprom, di acquistare o costruire una grande parte delle infrastrutture utilizzate per il trasporto e la distribuzione.
I politici americani hanno implorato i leader europei di diversificare le loro fonti energetiche, per paura di una maggiore dipendenza da una Russia autoritaria. Questi avvertimenti vengono spesso liquidati come questioni «economiche», poiché le compagnie energetiche americane competono con Gazprom per le attività europee.
La stessa cosa sta accadendo oggi con i messaggi che provengono dall’amministrazione Trump sul 5G che dà credito ad un opinione comune secondo la quale gli Stati Uniti non considerino seriamente la Cina come una minaccia alla sicurezza nazionale, ma la considerano principalmente un concorrente economico.
Tali posizioni privilegiano i conflitti commerciali rispetto agli interessi di sicurezza comuni e allontanano gli alleati di cui gli Stati Uniti hanno bisogno.
Anche se Pompeo e altri membri dell’amministrazione statunitense stanno mettendo in guardia da Huawei, i politici europei non sanno se la questione sollevata da Trump è veramente seria sul 5G come un problema di sicurezza nazionale o se invece si sta solamente tentando di barattare il 5G in cambio della riduzione delle tariffe cinesi contro i prodotti agricoli statunitensi.
Molti pensano e considerano il commercio come l’unico problema su cui Trump è stato coerente sin dall’inizio della sua campagna presidenziale.
Il problema di base è proprio la mancanza di informazione chiara tra Washington e l’Europa.
Gli Stati Uniti devono lavorare con i suoi partner europei per ridurre la dipendenza geopolitica dalla Cina e proteggere la privacy e i diritti umani in un’era centrata sui dati.
È chiaro che ciò richiederà ai politici e al pubblico occidentale di concepire il 5G come qualcosa di più di un problema degli utenti o di un semplice problema commerciale ed è quindi necessario e ed urgente di escogitare una soluzione condivisa per proteggere le reti la cui importanza nella nostra vita non farà che crescere.