
AGENPARL) – Roma, 18 nov 2019 – “Ho rassegnato le mie DIMISSIONI da Vicepresidente Vicaria del Consiglio e da Consigliera della CITTÀ METROPOLITANA di Roma Capitale (ex provincia di Roma), perché ritengo che sia giunto il momento di dare un segnale forte e chiaro di opposizione a un sistema di gestione dei nostri beni culturali che prevede o il loro abbandono o il loro sfruttamento.
Rinunciare a un privilegio è una scelta coerente con la mia storia personale e con i princìpi del M5S, e metto perciò al servizio dell’interesse dei cittadini e del settore culturale -quello su cui ho maggiori competenze- la carica e il ruolo che detenevo in Città Metropolitana, che intendo con questa scelta onorare fino in fondo.
Se nessuno ascolta gli allarmi sullo stato disastroso in cui versano i nostro beni culturali e se sembrano inutili le critiche contro il sistema imperante di privatizzazione dei beni pubblici (ben ammantato del princìpi di sussidiarietà), abbiamo due strade davanti: rinunciare o reagire.
Perché a volte “impossibile” è soltanto ciò che non è mai stato tentato prima.
Per questo mi sono detta: ancora una volta cominciamo da me.
Con la speranza che sia solo l’inizio e che questo gesto sia la voce di chi non ce l’ha.
IL PANORAMA
Il FAI è uno di quegli enti privati (società, associazioni, cooperative e fondazioni come a es. Civita, CoopCulture, Zètema, FAI, Electa edizioni, Metamorphosis, Ales, ecc.) a cui gli Enti pubblici affidano i cosiddetti servizî aggiuntivi (ristorazione, bigliettazione, prenotazioni on line, librerie, ecc.), la gestione diretta dei siti, l’organizzazione delle mostre, l’edizione di cataloghi e pubblicazioni, e così via.
Tutto ciò in cambio di una percentuali sugli incassi (circa l’85% sui servizi aggiuntivi, il 30% sulla biglietteria, il 100% sulla prevendita on line) e a cura di personale altamente specializzato ma per lo più avventizio o precario.
Questi affidamenti, nel tempo sempre più pervasivi, sono stati favoriti da leggi e provvedimenti mirati, di cui si è giustificata la necessità col solito sistema: il patrimonio viene abbandonato a se stesso, si tagliano le risorse (economiche e di personale) e quando lo sfascio si fa evidente e l’emergenza è conclamata, si propone il ricorso al privato, che “funziona meglio” dell’apparato pubblico e che diventa perciò ad esso indispensabile.
I FATTI
Come terza carica della ex-Provincia di Roma (cioè come Vicepresidente Vicaria della Città Metropolitana di Roma Capitale), la scorsa primavera (come spiegato sotto più in dettaglio) ho tentato di contrastare l’affidamento al FAI di due dei siti più importanti del mondo, i siti UNESCO di Villa Adriana e Villa d’Este, ambedue nel territorio di Tivoli, dove già da anni il FAI gestisce Villa Gregoriana.
Al mio tentativo (condiviso dalla Sindaca metropolitana di Roma Capitale e dal Sindaco M5S di Guidonia Montecelio) è seguita una reazione molto forte sia da parte del Sindaco di Tivoli sia da parte del direttore dei due siti, che ha minacciato di estromettere chi non avesse acconsentito a considerare il FAI quale gestore dei due siti UNESCO.
Così la Sindaca di Roma e il Sindaco di Guidonia Montecelio hanno ceduto.
Inviai una lettera di protesta al MIBAC, alla Regione Lazio, ai Sindaci di Tivoli e di Guidonia Montecelio e alla Sindaca della Città Metropolitana di Roma Capitale; lettera che non produsse alcuna reazione da parte di nessuno dei destinatarî.
Assai recentemente, però, alcuni senatori M5S, preso atto che a Tivoli si voleva affidare al FAI un ulteriore sito, la Rocca Pia, hanno fatto importanti rilievi stigmatizzando le procedure seguite, comprese quelle riguardanti Villa Adriana e Villa d’Este), che vanno oltre l’opportunità politica delle decisioni prese, e per questo hanno rivolto una interrogazione al Ministro Franceschini.
Quale sarà ora la risposta da parte del Ministro?
Quale sarà la risonanza che questi fatti avranno?
Quanto, della gravità di quello che succede, finirà all’attenzione dei cittadini?
Dopo l’indignazione, dopo le proteste, cosa fare?
Se la voce non basta più, che siano i gesti a parlare: la rinuncia al mio ruolo in Città Metropolitana valga come denuncia della pericolosità di questa deriva.
I PARTICOLARI
Villa Adriana e Villa d’Este di Tivoli sono stati da tempo dichiarati dall’UNESCO siti patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, l’uno (Villa Adriana) dal 1999, l’altro (Villa d’Este) dal 2001.
A marzo del 2019, l’arch. Bruciati, direttore dei due siti, invitò all’analisi della bozza del Piano di Gestione dei due siti e alla firma del Protocollo di intesa, tutti gli Enti cointeressati: il MIBAC, la Regione Lazio, i Sindaci di Tivoli e di Guidonia Montecelio e infine la Città Metropolitana di Roma Capitale, da me in quell’occasione rappresentata in qualità di delegata della Sindaca.
Nel corso dell’incontro dichiarai subito apprezzamento per l’iniziativa, ma contestualmente rilevai l’inopportunità che il FAI (ente privato) comparisse in elenco fra gli Enti pubblici sopra citati, trascelto in via privilegiata e messo sullo stesso piano di questi.
Tale posizione, in via preliminare condivisa dalla Sindaca di Roma Capitale e dal Sindaco di Guidonia Montecelio, è stata successivamente però da questi abbandonata, e ciò dopo che l’arch. Bruciati aveva minacciato di espellere -motu proprio- gli Enti che non avessero approvato la versione del Piano di gestione che coinvolgeva preliminarmente il FAI.
Preso doverosamente atto -da parte mia- delle decisioni della Sindaca della Città Metropolitana di Roma Capitale, ebbi però cura di ribadire formalmente il mio parere negativo sia alla Sindaca, sia al Ministro del MIBAC Alberto Bonisoli, sia al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, sia al direttore di Villa Adriana e Villa d’Este, sia al Sindaco di Tivoli e sia, infine, al Sindaco di Guidonia Montecelio.
Con ciò ritenevo di aver fatto fino in fondo il mio dovere di cittadina, di Consigliera metropolitana e di rappresentante del M5S, visto che il M5S si è sempre pronunciato contro l’esternalizzazione dei servizî e a favore della tutela dell’ambiente e del patrimonio storico e artistico, il quale -come tutti sanno- è costituzionalmente competenza dello Stato.
È stato quindi con sorpresa che ho appreso che alcuni senatori M5S non soltanto avevano fatto oggetto di una loro interrogazione quanto accaduto per Villa Adriana e Villa d’Este, ma ricostruivano come segue il percorso di affidamento al FAI dei siti di Tivoli:
«…il Sindaco e il responsabile dell’Istituto autonomo di Villa Adriana e Villa d’Este, l’uno già Direttore Generale del MiBACT ed ex presidente di Ales Spa, l’altro dirigente in forza allo stesso dicastero, sembrano quasi agire di concerto per sottrarre ad eventuali attori locali la gestione dei principali beni culturali della cittadina laziale, capofila del nascente Distretto Turistico.
Per assicurare gestione e guadagni ad un unico soggetto – il FAI, fondazione privata no profit –, preselezionato discrezionalmente per il fatto di essere gestore, dal 2002, del Parco Villa Gregoriana, i suddetti non avrebbero esitato a forzare scientemente la normativa (art. 112, comma 4 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) o ad infrangerla. Così nel caso della Rocca Pia e dei due siti UNESCO.
Un comportamento particolarmente odioso da parte di tecnici della materia e dirigenti del dicastero competente. Nel caso del Protocollo d’intesa per la redazione e l’attuazione del piano di gestione dei siti UNESCO, si è arrivati fino all’espressa minaccia di esclusione dal tavolo nei confronti di chi, per conto della Città Metropolitana di Roma Capitale e del Comune di Guidonia Montecelio, tentando di far valere il rispetto delle regole e l’interesse della comunità, contestava la volontà di imporre agli enti pubblici territoriali proprietari dei beni, e fin dalla fase preliminare della concertazione, la presenza del FAI. Al Ministro in carica il compito di fare chiarezza sull’accaduto e scongiurare una deriva irresponsabile». (https://agenparl.eu/comunicato-stampa-corrado-m5s-senato-commissione-cultura-prove-tecniche-di-privatizzazione-degli-utili-nel-campo-dei-beni-culturali/?fbclid=IwAR2z__UaruTfoLUU0NQtwfKIDtuV7Mhfk6YqSJNgMm6lFiPAy10FUkm7fPk).
Secondo Dario Franceschini il MIBAC (meglio se +T) è «il più importante Ministero economico del Paese» (Edek Osser, da Il Giornale dell’Arte numero 401, ottobre 2019: https://www.ilgiornaledellarte.com/sommario/gda/401.html).
Viceversa, per l’art. 9 della Costituzione, la Cultura deve servire al “pieno sviluppo della persona umana”, non allo sviluppo degli interessi dei privati (che si chiamino Coopculture, Civita, Ales, Zètema, FAI, ecc. ecc.), non deve essere messa al servizio di chi crede che musei, biblioteche storiche o monumenti possano essere impunemente e pacchianamente esibiti dal potente di turno come “location” di lusso per cene, sfilate, eventi musicali, se non operette musicali o combattimento di gladiatori.
Nel nostro Paese, depositario della legislazione più all’avanguardia (perché dalle radici più antiche) di tutela dei beni culturali, la politica basata sul motto “la cultura è il nostro petrolio” ci ha portati ben lontani da quei sussulti di dignità che hanno fatto rifiutare alla città di Atene i 2 milioni di euro che Gucci avrebbe versato per affittare il Partenone come “location” delle sue sfilate.
Ma in Italia fa più notizia e indigna il disservizio di ATAC o di AMA, di quanto non possano fare cento grida di allarme sulle condizioni disastrose in cui versano tutte le Istituzioni che dovrebbero tutelare quel patrimonio di cui ci vantiamo solo a chiacchiere.
Quindi, basta con le parole. Ora serve amplificare la portata di quanto denunciato dai senatori M5S circa l’ingerenza degli organismi privati nella gestione dei beni culturali e serve far capire la gravità di quanto successo: la mia rinuncia al mandato di Vicepresidente Vicaria del Consiglio Metropolitano e di Consigliera Metropolitana di Roma Capitale sia la misura di quella gravità.Le mie dimissioni sono già state protocollate”. Lo scrive Gemma GuerrinI del M5S su Facebook