
(AGENPARL) – Roma, venerdì 25 Ottobre 2019 – E’ già trascorsa una settimana da quando in Cile è scoppiata la rivolta del popolo, e dall’inizio dei primi incidenti legati alle manifestazioni di massa in ribellione dopo la notizia da parte del Governo, degli aumenti delle tariffe dei trasporti pubblici. Il governo ha decretato lo stato di emergenza e diramato in quasi tutte le regioni il coprifuoco soprattutto nelle località dove gli scontri con polizia ed esercito contro i cittadini sono diventati durissimi. Il Governo ha comunicato tramite i rappresentanti del Ministero degli Interni ai media locali un comunicato in cui si parla di “stato di emergenza” e contemporaneamente si descrive una situazione di allerta meno grave rispetto altri giorni, con una diminuzione degli episodi di violenza. Secondo i Carabineros e la Police of Investigations del governo, ci sarebbero stati solo 61 interventi delle forze armate rispetto ai 126 interventi preannunciati ieri. Un aumento del 4% dei biglietti della metropolitana può aver scatenato una guerriglia urbana tanto violenta in Cile? Il problema va studiato a monte, va analizzata la fallimentare politica fiscale del governo, incapace di ridurre la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi fra le varie classi sociali, ed il dislivello finanziario creatosi fra le diverse categorie. I dati macroeconomici del Cile sono buoni: il reddito pro capite, di circa 24000 dollari (a parità di potere d’acquisto) è il più elevato dell’America Latina, negli ultimi dieci anni la crescita media annuale è stata del 3% e l’inflazione è stata pari al 3,1%. Il debito pubblico è molto basso: il Fondo Monetario Internazionale stima che alla fine del 2019 sarà pari al 27,2% del PIL. L’indice di Corruzione Percepita (elaborato da Transparency International) il Cile è tra i paesi meno corrotti al mondo, posizionandosi al 27° posto su 180 paesi. Quello che salta agli occhi osservando i dati è proprio l’erronea distribuzione del reddito che penalizza persone e famiglie più deboli o disagiate. La gente si è ribellata perché chiede una migliore istruzione pubblica aperta a tutte le categorie sociali e migliori servizi sanitari pubblici. La rabbia del popolo nei confronti del governo di Sebastián Piñera è stata alimentata soprattutto dall’atteggiamento arrogante dello stesso presidente, che incurante delle proteste della gente, ha deciso di utilizzare la dura repressione contro i manifestanti anziché ascoltare le parti sociali. Incomprensibile la reazione di repressione violenta verso il popolo che manifestava. Il bilancio di due giorni
Due giorni fa il bilancio delle vittime era di 15 morti. Gli inquirenti hanno parlato di quattro persone uccise e 11 in incendi scoppiati dopo il saccheggio di fabbriche e magazzini. 239 civili sono stati feriti, secondo le organizzazioni dei diritti civili 84 per colpi di arma da fuoco, così come 51 militari e poliziotti e 2.643 persone sono state arrestate. Secondo La Tercela che è uno dei più importanti e diffusi quotidiani Cileni, anche il numero dei feriti nelle forze armate, ha registrato un calo rispetto a giovedì le vittime sono 22. Sono diminuiti anche i civili feriti, passati dalle 101 unità del giorno di ieri alle 33di oggi. In calo le persone fermate nella stessa area, ed il numero di persone arrestate dopo il coprifuoco è passato da 327 a 173 unità. Il bilancio dei morti è aumentato, c’è una nuova vittima, si chiama Juan Coro Conde, cittadino di nazionalità peruviana a Puente Alto, secondo le autorità sarebbe rimasto ucciso durante una sparatoria durante il saccheggio in un locale di un centro commerciale”.