
CATANZARO “Se errare è umano e perseverare è diabolico”. Inizia così la nota della “Federazione Comparto Funerario Italiano” che si esprime a proposito della nuova legge regionale sulle attività funerarie: “La politica regionale calabrese si sta impegnando nel secondo tentativo di produrre una normativa che cerchi di inquadrare il settore funebre, tuttavia il risultato che si prospetta ha un aspetto altrettanto pessimo (come lo era il primo)”. La critica mossa dalla Federazione riguarderebbe specificamente “il diritto alle famiglie di potersi riappropriare del proprio caro nella
sua casa e legando il suo trasporto solamente all’ambito del comune di decesso”, che la nuova normativa potrebbe tendere ad eliminare o comunque condizionare a determinati adempimenti considerandolo “uno speciale tributo di onoranze”. In più, ci si chiede se “si intenda realmente includere le chiese nei luoghi dove portare i defunti a cassa aperta che per altro, essendo equiparati a luoghi pubblici, sarebbe vietato per evidenti ragioni
igienico sanitarie”.
“A quanto pare – continua la nota – la Regione Calabria ha deciso di fatto di limitare i trasferimenti delle salme a cassa aperta (a differenza di tutte le altre regioni italiane), solo ed unicamente nell’ambito dello stesso territorio comunale del decesso. La regolamentazione del settore funebre, così concepita avvallerà il lavoro discontinuo o peggio ancora quello irregolare. In quanto non vengono definite le tipologie contrattuali dell’addetto alla trattazione affari e del personale dipendente addetto alla preparazione del defunto, alla movimentazione del feretro ed alla cerimonia aprendo di fatto la possibilità al ricorso a contratti a chiamata. Sono inoltre sparite le figure del necroforo/addetto al trasporto”.
Concludendo, la Federazione si dice “alligita, ma non meravigliata” dall’indifferenza manifestata dalla politica regionale, la quale non ha minimamente pensato di ascoltare le associazioni nazionali di categoria, nonostante la richiesta di audizione, prima di andare dritta verso questa opinabile scelta. Ostacolando stimoli di crescita, scansando il suo compito di regolamentazione ed andando a precludere processi evolutivi di aggregazione commerciale, Regione Calabria nega di fatto alle aziende funebri di avere concrete prospettive per il loro futuro”.