(AGENPARL) - Roma, 9 Dicembre 2025“Ogni violentato attrae e seduce il suo violentatore
e i due fanno un tutt’uno inscindibile”.
(Chris Griscom)
Fin da quando è stato introdotto il termine femminicidio per rimarcare la violenza dell’uomo sulla donna, ho provato un senso di fastidio. Lo trovo un termine provocatorio e pericoloso perché nell’amplificarlo incessantemente può indurre all’emulazione e a suscitare la violenza latente maschile, specie in individui fragili e smarriti, oltre che aggressivi cui la nostra decadente e smarrita società abbonda. Femminicidio è un termine ambiguo perché implicitamente colpevolezza l’universo maschile, ritenendolo responsabile della violenza, del disagio odierno e dell’abisso in cui siamo precipitati. Sia ben chiaro che non sto giustificando nessuno per le prevaricazioni e i crimini commessi, ma l’uso strumentale e ideologico della violenza maschile.
Nel nostro tempo in Occidente, specie in Europa, c’è la frenesia nel voler distruggere il nostro passato perché identificato col patriarcato e ritenuto, erroneamente, la causa del malessere odierno, soprattutto da parte dell’universo femminile. Intanto è bene precisare che patriarcato e matriarcato non vanno confusi, perché essi si riferiscono all’esercizio del potere sano sia dell’uomo che della donna. Mentre maschilismo e femminismo consistono nel potere malsano, aggressivo e prevaricante d’entrambi i sessi. Invero a me sembra che quello che sta accadendo oggi, più che essere un attacco al patriarcato, sia un’aggressione all’uomo da parte di femministe confuse e ideologizzate, supponendo un’improbabile libertà dai loro condizionamenti del passato. Costoro non sanno che eventualmente per sbarazzarsi del maschilismo e del passato che tuttora è condizionante, questo è vero, è necessario liberarsene interiormente e non combattendoli all’esterno come dei grotteschi don Chisciotte. La libertà reale risiede nell’interiorità, nella profondità dell’essere, e lungo e faticoso è il cammino per conquistarla. Di conseguenza, per risalire alla causa della violenza maschile sulla donna, è necessario cercare altrove. Per esempio, pochi sanno che i conflitti più aspri e duraturi, gli amori e gli odi più tenaci, intensi e travolgenti si stabiliscono nel mondo primigenio famigliare e poi si diffondono dovunque, specie nei rapporti di coppia. Questo per dire che i femminicidi perlopiù sono matricidi inconsci. È l’odio rimosso inconscio verso la figura materna che viene dirottato sulla donna. Inoltre le persone che incontriamo nella vita e con le quali ci relazioniamo, in positivo e in negativo, non s’incontrano per caso. Tralasciamo gli incontri positivi. Invece in quelli ambigui tra violentato e violentatore, tra sadico e masochista, tra perseguitato e persecutore, tra vittima e carnefice, tra sedotto e seduttore, aldilà della parte di responsabilità d’ognuno, c’è una complicità inconscia. Sapere questo ci può indurre ad una maggiore conoscenza di noi stessi e della nostra storia al fine di proteggersi da rischi e pericoli, perché sono le parti inconsce e paure, incertezze e fragilità che permettono a profittatori, furfanti e persino delinquenti d’insinuarsi nella vita d’altri, d’usarli e fargli del male. I Greci l’avevano compreso così bene da stamparlo sul frontone del tempio di Delfi: Conosci te stesso, un’esortazione all’introspezione e alla conoscenza, cosa da sempre molto rara. Che tradotto vuol dire che quando ci colpisce qualche avversità o dolore, invece di cercare scusanti e colpevoli, è più saggio soffermarsi su se stessi, comprenderne il motivo e possibilmente trovarne la soluzione. Sarebbe una giravolta fantastica per edificare un mondo diverso da quello prevalentemente schizofrenico e violento in cui ci sguazziamo come pesci nell’acqua, convinti per di più di vivere in un mondo ideale libero e democratico!
Riassumendo: il modo più efficace per proteggersi dalla propria violenza, la più insidiosa, e da quella d’altri, o perlomeno per ridurle al minimo, consiste nel conoscere e trasformare se stessi al fine di liberarsi del proprio odio e di sbarazzarsi del masochismo, un pericoloso attrattore della violenza altrui. Infine la difesa fondamentale per proteggersi della violenza di qualsiasi genere consiste nello sviluppare l’amore per se stessi, perché chi si ama difficilmente si ficca in situazioni ambigue e pericolose.
L’odierna aggressione al patriarcato è una violenta e sciocca rivalsa storica a quello maschilista del passato finalizzata ad imporre con la propaganda e la violenza il potere rivendicativo di femministe e donne confuse, spesso sostenuta pure da uomini sprovveduti. Il risultato è sotto gli occhi di tutti! Oggigiorno il femminile è straripante e dominante perché c’è il maschile che è intimorito e latitante. Il femminismo e il maschilismo sono due modi d’essere e strutture di potere mentali che istigano alla prevaricazione sia l’uomo che la donna, provocando continui disaccordi, conflitti e distanza tra loro. Il maschilismo, che nulla ha a che fare col patriarcato, e il femminismo, che niente ha a che fare con l’emancipazione della donna, sono due comportamenti aggressivi che creano un abisso tra l’universo maschile e quello femminile.
Abitualmente s’assimila il patriarcato alla religione, al monoteismo in generale. Ora è vero che il mono-teismo fondamentalmente è un omo-teismo, cioè l’assolutizzazione del potere maschile e maschilista che ha vessato la donna per secoli, e non solo. Ma il patriarcato cosa c’entra in tutto ciò? E comunque, come accennato prima, non ci si libera del passato aggredendolo e distruggendolo ma, laddove è condizionante e paralizzante, prendendone coscienza dentro di sé e liberandosene. E siccome un lavoro del genere è faticoso e doloroso, si cercano facili scorciatoie, che non cambiano niente e nessuno e creano solo ulteriori divisioni e rancori. La libertà, sia per la donna che per l’uomo si conquista faticosamente liberandosi del passato fuorviante e paralizzante, sia esso personale che collettivo, passato che comunque contiene anche del positivo, perché significherebbe che i nostri avi hanno sbagliato tutto, cosa non vera. La ricchezza dell’Europa, specie dell’Italia, aldilà di sbandamenti ed eccessi storici, sta proprio nel nostro passato intriso di spiritualità e umanesimo, d’arte e bellezza. Nel nostro tempo tramite uno sterile, disumanizzante e massificante progressismo laico, mediante una martellante propaganda e persino violenza, si vuole distruggere ogni cosa del passato. Per tutto ciò, ancora una volta la libertà della donna (o di chiunque altro) non passa tramite ribellioni e rivoluzioni, capovolgimento di ruoli e competizione per il potere. Non passa attraverso la distruzione del passato, del patriarcato e l’aggressione all’uomo. Non passa tramite delle rivendicazioni astiose e lo scatenamento di pulsioni e passioni d’ogni genere.
In merito alla violenza fisica, tipica dell’uomo, è figlia dell’odio e dell’impotenza. La violenza, spesso camuffata, tipica della donna, è sempre frutto dell’odio ed è sottile e generalmente mentale e perciò più difficile da cogliere rispetto a quella fisica maschile, oltre che essere più corrosiva, perché il potere femminile, manifesto ma perlopiù dissimulato, è superiore a quello maschile. È vero che l’uomo nel passato, per timore e livore verso la donna, l’ha emarginata dal potere pubblico e spesso pure dalla vita sociale, specie la religione laddove ha influenzato negativamente la famiglia, la società e tutto il resto. Ma è pure vero che la donna aveva e ha un potere superiore nell’ambito famigliare e affettivo, che è più determinante di quello maschile. A tutt’oggi il potere della donna e il potere sulle coscienze, pure esso coniugato al femminile, sono i due poteri che decidono di più le sorti del mondo. Le donne che vogliono la parità rincorrendola tramite il potere e la competizione con l’uomo, sviliscono la loro femminilità e si destinano all’infelicità. In sostanza, le donne che vogliono la parità rinunciano alla loro superiorità perché soffrono di un complesso d’inferiorità. Questo accade alle donne che si sono estraniate da se stesse, dalla loro interiorità perché, ancora una volta, il potere della donna, manifesto ma perlopiù latente, è il più potente della Terra.
L’uomo e la donna non sono simili né interscambiabili, sono diversi e complementari, due universi, lo Yin e lo Yang, destinati a fondersi tra loro per creare un’armonia suprema che può vincere persino la morte. L’uomo che vuole parodiare la donna e viceversa, sono comportamenti viziosi e follie del nostro tempo di un Occidente smarrito e alla deriva destinato ad auto distruggersi. Comunque sia aldilà di chi ha più o meno potere, si tratta d’armonizzarli tra loro al fine d’evitare dissapori e conflitti che logorano sia l’uomo che la donna. Una società senza una solida coppia maschile e femminile e senza una consistente figura paterna sono strutture fragili e confuse destinate a dissolversi. È lo scompiglio della coppia e la disgregazione della famiglia, da cui tutto il resto discende, che logora e conduce una società al suo disfacimento. La coppia uomo-donna e la famiglia del passato dei nostri avi non erano sbagliate. Di sbagliato c’era chi voleva assoggettarle mediante l’indottrinamento e la paura. Condotta deplorevole e perciò immorale che pure la politica e il laicismo odierni hanno adottato. La donna occidentale storicamente è stata o idealizzata e angelicata, o sminuita e sottomessa, raramente rispettata e considerata nella sua alterità. L’intimità, la sessualità e maternità della donna sono sacre e dovrebbero essere rispettate sia dagli uomini che dalle stesse donne. E questo diviene possibile non da indottrinamenti e condizionamenti, ideologie e spesso persino di manipolazioni mentali, ma dalla conoscenza di se stessi perché il male è soprattutto figlio della scarsa conoscenza di se stessi, della propria storia fin dalle origini della vita nel seno materno, l’ipoteca sulla vita umana. Il potere femminile, se armonizzato con quello maschile, può fare da contrappeso e completamento, creando armonia.
La donna, con la sua psicologia molta diversa, è ed è sempre stata una fonte d’informazione sulle cose che l’uomo non sa vedere, può essere la sua ispirazione; la sua capacità intuitiva, spesso superiore a quella dell’uomo… può mostrargli strade che il suo sentimento, caratterizzato meno personalmente, non avrebbe mai scoperto… Ecco, senza dubbio una delle fonti principali della qualità femminile dell’anima […]. (Carl Gustav Jung (1875-1961. Psicologia e alchimia, Bollati Boringhieri, Torino).
Viceversa il potere rivendicativo e rabbioso femminile, oggi prevalente in Occidente, crea malessere e contrapposizioni dovunque, soprattutto crea un abisso tra l’universo maschile e quello femminile che mina ogni cosa: la coppia, la famiglia e la società. Ricapitolando: la violenza sulle donne non è solo figlia dell’ignoranza, dell’impotenza e dell’odio maschile né tantomeno del patriarcato, ma è anche figlia di una società smarrita e alla deriva qual è attualmente la nostra e di cui ognuno n’è diversamente compartecipe e corresponsabile. Separare i buoni dai cattivi e il bene dal male, è un meccanismo di difesa mentale per non guardarsi dentro al fine di eludere le proprie parti oscure, conflitti e contraddizioni. Per liberarsi dell’odio (oltre che della colpa ad esso connessa), specie di quello più primitivo, indurito e devastante, non basta il perdonismo intellettuale oggi in voga, riti propiziatori quali il battesimo o sacrifici d’animali come facevano i nostri avi, che sono un auto inganno che nemmeno scalfiscono l’odio. Per liberarsene definitivamente prima è indispensabile stanarlo e assumerlo come proprio senza se e senza, poi bisogna attraversarlo dolorosamente e fino in fondo e infine passare attraverso il perdono del cuore, oltre che intellettuale. L’odio (al pari dell’amore) è un atto spirituale e per sbarazzarsene è necessario un gesto superiore altrettanto spirituale qual è il perdono. Tutto il resto sono illusioni e esercizi intellettuali arrischiati. Ci sarà un motivo se giriamo in tondo da secoli!
Gabriele Palombo