(AGENPARL) - Roma, 9 Dicembre 2025(AGENPARL) – Tue 09 December 2025 [cid:4a3388f0-fbe4-4d9c-a3e3-5603ca4259d0]
9 dicembre 2025
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Le “girlboss” nei media: dal boom al crollo, la parabola di un’icona
Come le narrazioni di genere hanno costruito e smantellato il fenomeno culturale delle “girlboss”, plasmando le aspettative sociali verso le donne imprenditrici: uno studio dell’Università di Bologna e della canadese Ivey Business School
La girlboss: un fenomeno culturale creato – e poi travolto – dall’hype mediatico. Lo studio The Rise and Fall of the Girlboss: Gender, Social Expectations and Entrepreneurial Hype ricostruisce l’ascesa e il declino delle donne imprenditrici nelle narrazioni dei media, mostrando come queste narrazioni modellino le aspettative sociali nei loro confronti e contribuiscano a determinarne tanto il successo quanto il crollo.
Dalla comparsa della girlboss come modello riferimento nel 2014 fino al 2016/17, la narrazione predominante si presentava largamente positiva, valorizzando empowerment, ambizione e rottura degli schemi. Tra il 2016 e il 2023, la tendenza si è invertita: il tono è diventato critico, riportando scandali, difficoltà imprenditoriali e scetticismo verso il femminismo pop e la cultura startup.
La girlboss è stata dunque decostruita dagli stessi media che l’avevano costruita.
“Il ciclo mediatico delle girlboss offre una lezione importante: quando andiamo oltre l’hype e lo stereotipo, creiamo spazio per storie dell’imprenditoria femminile più ricche e resilienti – dichiara il professor Giuliani – La caduta della girlboss non è un mero fallimento: è un segnale che ci invita a ripensare il modo in cui rappresentiamo le donne nel mondo degli affari e come apprezziamo il loro contributo”.
Lo studio evidenzia come le strategie narrative impiegate – dalla personalizzazione, alla banalizzazione, fino alla demonizzazione – generino forti oscillazioni emotive nella percezione pubblica delle donne imprenditrici. Questi dispositivi contribuiscono a creare un vero e proprio ciclo dell’hype, in cui fasi di intensa ammirazione sono seguite da improvvisi contraccolpi.
All’interno di tale dinamica, le narrazioni non si limitano a raccontare il successo: lo producono, lo amplificano e possono allo stesso modo minarlo rapidamente. Quando il tono mediatico cambia, l’effetto non ricade soltanto sulla singola imprenditrice protagonista, ma contribuisce a ridefinire l’immaginario collettivo sull’imprenditoria femminile nel suo insieme.
Questo meccanismo colpisce in modo particolarmente forte gruppi sottorappresentati, come le donne imprenditrici, che si trovano ad affrontare aspettative sociali più rigide e un controllo narrativo più limitato. Proprio per questo gli autori sottolineano la necessità di rappresentazioni mediatiche più equilibrate e sfumate, capaci di superare i tropi semplicistici dell’“eroina” o della “fallita” e di restituire la complessità dei percorsi imprenditoriali femminili.
La prospettiva di genere adottata dallo studio si configura così come una lente analitica utile anche per comprendere altri contesti professionali segnati da dinamiche di disuguaglianza e da simili cicli di costruzione e decostruzione narrativa.
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