(AGENPARL) - Roma, 7 Dicembre 2025Un’inchiesta del quotidiano tedesco Welt am Sonntag rivela che il cancelliere tedesco Friedrich Merz avrebbe presentato, negli anni precedenti alla sua elezione alla guida del governo, centinaia di denunce penali contro cittadini che lo avevano insultato sui social o in contenuti online. Il giornale definisce Merz «uno dei politici più sensibili della storia della repubblica federale», evidenziando un ricorso sistematico alle vie legali in risposta a commenti offensivi e provocatori.
Secondo Die Welt, le espressioni oggetto di denuncia spaziano da «piccolo nazista» a «stronzo» fino a «ubriacone sporco». In alcuni casi, gli esposti hanno portato addirittura a perquisizioni domiciliari e sequestri di telefoni, come nel caso di una donna anziana disabile, episodio che in seguito è stato giudicato illegittimo. Documenti raccolti da uno studio legale incaricato da Merz parlerebbero complessivamente di quasi 5.000 casi monitorati.
L’inchiesta sostiene che Merz avrebbe collaborato con l’agenzia digitale So Done, specializzata nel monitoraggio dell’odio online contro esponenti politici, mentre altre indagini sono nate direttamente dalle procure, senza una denuncia formale del cancelliere. In Germania, infatti, la legge permette il perseguimento d’ufficio quando si configura odio politico.
Un portavoce del governo tedesco ha ammesso che esistono «almeno 170 contatti» fra polizia e procure per presunti insulti rivolti a Merz, ma precisa che nessuna denuncia è stata firmata personalmente dal cancelliere da quando è entrato in carica.
Il tema si intreccia con il più ampio dibattito europeo sulla libertà di espressione: diverse critiche provenienti dagli Stati Uniti accusano Germania e Unione Europea di promuovere un clima eccessivamente censorio, soprattutto dopo le recenti sanzioni decise da Bruxelles contro piattaforme digitali.
Le reazioni negli ambienti politici tedeschi restano polarizzate: per alcuni si tratta di una legittima difesa dalle campagne d’odio, per altri di un segnale preoccupante rispetto al libero dissenso, aprendo un nuovo fronte sul rapporto fra tutela personale dei rappresentanti istituzionali e rispetto del diritto di parola nel contesto democratico europeo.
