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Gastone Novelli (1925- 1968)
15 novembre 2025 – 1 marzo 2026Venezia, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte ModernaSpazi espositivi II PianoA cura di Elisabetta Barisoni e Paola Bonani
Con la collaborazione dell’Archivio Gastone Novelli, Roma
Gastone Novelli (Vienna 1925 – Milano 1968) è stato uno dei maggiori protagonisti della pittura italiana del secondo dopoguerra. Oggi, nel centenario della sua nascita, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia gli dedica una nuova, fondamentale mostra monografica: un’occasione per riscoprirne la qualità artistica e la carica rivoluzionaria della sua ricerca. Il progetto si inserisce nel solco delle grandi esposizioni di approfondimento che Ca’ Pesaro ha dedicato negli anni ai Maestri del secondo dopoguerra, da Cy Twombly ad Arshile Gorky, da Afro a Roberto Matta, tra gli altri.
Una ragione in più per celebrare Novelli a Venezia, geografia fondamentale nella sua vicenda artistica, è l’ingresso nelle collezioni civiche di due opere donate dagli eredi. Due capolavori che segnano gli estremi della sua produzione matura: Era glaciale, 1958 e Allunga il passo amico mio, 1967.
Il percorso espositivo, che si dipana nelle otto sale al secondo piano del museo con circa sessanta opere, pone l’accento sul periodo più intenso della produzione di Novelli, dal 1957 al 1968. La mostra si apre con le opere informali della seconda metà degli anni Cinquanta per arrivare fino ai lavori della fine del decennio in cui la parola e l’azione di Novelli tornano a essere investiti di un più esplicito significato etico e politico. Esclusi dal percorso sono solo gli esordi degli anni brasiliani, già oggetto quest’anno di un “primo capitolo” di approfondimento specifico nella mostra Gastone Novelli. L’arte deve vivere al sole al MAC USP di San Paolo, curata da Ana Magalhães e Marco Rinaldi.
La scelta dell’ordinamento cronologico evidenzia il susseguirsi delle diverse fasi della ricerca dell’artista, mostrando come questa, seppur svolta in un arco temporale molto breve, poco più di dieci anni, abbia toccato alcuni dei punti nodali del dibattito artistico contemporaneo. Due sale sono dedicate ai lavori che egli scelse per le partecipazioni alla Biennale di Venezia, nel 1964 e nel 1968. Due momenti fondamentali che, come dichiarò lui stesso, possono dare una precisa e completa indicazione di quelle che sono le possibilità del mio linguaggio.
Il percorso espositivo
Gli anniCinquanta sono quelli del passaggiodall’informale materico e gestuale delle prime opere in cui introduce la scrittura come segno visivo e narrativo, alle suggestioni neo-dada del lavori in cui sperimenta anche l’uso del collage. Era glaciale (1958), l’opera che entra oggi nelle collezioni veneziane,appartiene a questo frangente: un quadro è l’apparizione di una apparenza – dichiara l’artista ed Era Glaciale è così l’apparizione di un linguaggio magico, la vera cifra stilistica di Novelli. Un’arte vicina alla poesia in cui si ritrova l’eco degli autori più lirici del Novecento, fra tutti Paul Klee e Osvaldo Licini.
Nei primi anni Sessanta, Novelli supera l’Informale ideando una nuova forma di figurazione: la tela diventa spazio di raccolta e inventario di segni, parole e simboli ancestrali. I dipinti si riempiono allora di scritture volutamente difficili da decifrare, in sintonia con le ricerche delle neoavanguardie letterarie, come quelle che compaiono in Una delle sale del museo (1960), lunghi brani o frammenti di frasi, sequenze numeriche o alfabetiche, singoli simboli o isolate lettere, racchiusi dentro riquadri e caselle, come in Dizzy (1960) e Thelonious (1960), e talvolta in vere e proprie griglie, come quelle visibili in Il re del sole (1961) e Il re delle parole (1961). Spazi nuovi che accolgono tutto ciò che lo interessa, dalla poesia al jazz, dall’alchimia alla linguistica, dalla scienza alla psicologia del profondo.
Indispensabile ricordare i suoi viaggi: dopo i soggiorni in Grecia la montagna diventerà un soggetto ricorrente nei suoi dipinti e sarà ispirazione principale per il suo lavoro scultoreo, come è possibile vedere nel nucleo di opere esposte oggi in mostra a Ca’ Pesaro, tra cui Sonnenberg e Schönberg, entrambe del 1964.
Nel 1964 Novelli viene invitato con una sala personale alla XXXII Biennale di Venezia. È la sua prima partecipazione alla rassegna veneziana e sceglie dieci tra gli ultimi lavori: Il grande linguaggio, Il gioco dell’oca, Barcelona (omaggio a Germano Lombardi), Mare buono per la pesca, Il vocabolario, Un orto per Marina, Sole che dirige il viaggio, Il fare della luna, Pianeta che conduce il giorno, Spazio logico. Paesaggi visionari, “pagine bianche”, un gruppo piuttosto coeso di opere, opposte per contenuto, materia e colore al clamore della Pop Art americana. A queste opere è dedicata una delle sale della mostra.
La metà degli anni Sessanta vede il ritorno felice delle cromie nell’esplorazione di paesaggi (Il campo dei giochi, 1965), simboli (L’aquilone del mago, 1965) e alfabeti (La grande “A”, 1965), che combinano i frammenti linguistici collezionati dall’artista negli anni. Forme archetipiche, continuamente “ri-dette”, “ri-formate”, in maniera unica e irripetibile, che si intrecciano alla storia e a riferimenti contemporanei, affidati alla parola scritta, con riferimenti diretti alla politica, Per una rivoluzione permanente (per Lev Trotzky) del 1965, e al costume, Attenti al sergente Bond, sempre del1965, dedicato all’uscita del film Thunderball di Ian Fleming.
Il 1968 è l’anno della sua morte ma anche di una consacrazione all’eternità, grazie a un gesto di contestazione, simbolico e potente: rivolta verso il muro i quadri della sua sala personale all’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e appone sul retro di uno di essi la scritta “La Biennale è fascista”, rimanendo nella memoria collettiva del mondo dell’arte tra i protagonisti indiscussi di un’eccezionale stagione di responsabilità e di protesta.
Prima di questo, Venezia è già nel destino di Novelli: vi si trasferisce nel 1967, rimanendovi fino all’ottobre del 1968. Prende uno studio nella Casa dei Tre Oci alla Giudecca e in città stringe amicizie importanti, come quella con Vittorio Carrain, proprietario del ristorante All’Angelo, per cui realizza l’opera Allunga il passo amico mio (1967), che ora entra a far parte delle collezioni civiche di Ca’ Pesaro.
Oltre a rappresentare una tappa fondamentale per raccontare l’indagine su Gastone Novelli, la mostra è anche un’occasione per raccogliere i frutti dei più importanti studi dedicati all’artista, primo fra tutti il Catalogo Generale delle opere di pittura e scultura, pubblicato nel 2011 dall’Archivio Gastone Novelli in collaborazione con il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, museo che nel 1999 aveva presentato l’ultima grande antologica dedicata all’artista da un’istituzione pubblica, dopo quella realizzata nel 1988 dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.CARTELLA STAMPA
CONTATTI PER LA STAMPA
Fondazione Musei Civici di Venezia
Chiara Vedovetto
con Alessandra Abbate
http://www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Roberta Barbaro
Simone Raddi
Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna Santa Croce 2076