(AGENPARL) – Roma, 10 set 2020 – Sono stati l’Inno Nazionale, intonato in apertura dei lavori dal Tenore Francesco Grollo e lo spettacolo in chiusura del prof Michele D’Andrea per svelare il significato autentico del maestoso solenne Canto degli italiani, a rendere unico e memorabile l’evento organizzato dall’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana(ANCRI) e dal Comune di Crispiano per ricordare il dramma dei soldati italiani deportati nei Campi nazisti in Germania e quelli internati nel Campo di concentramento Sant’Andrea allestito dagli inglesi alle porte di Taranto.
La performance del tenore e l’esibizione a tratti ironica ed esilarante dello storico del risorgimento hanno dato un’impronta unica alla giornata rendendola memorabile.
Gli interventi degli storici Professori Pietro Speziale e Vittorio De Marco seguiti da quello del Generale Fulvio Poli, Capo Ufficio Generale Promozione Pubblicistica e Storia dello Stato Maggiore dell’Esercito, sul dramma dei militari italiani deportati nei Campi nazisti in Germania e di quelli internati nel Campo di concentramento Sant’Andrea allestito dagli inglesi alle porte di Taranto hanno toccato profondamente le corde dei presenti.
Gli interventi sono stati introdotti e moderati dal Prefetto Francesco Tagliente nella veste di Delegato alle relazioni istituzionali dell’ANCRI, il quale ha affrontando il tema del degrado morale che stiamo vivendo, ha toccato il tema delle relative responsabilità portando come esempio il linguaggio violento che va ad incidere negativamente sulla formazione della personalità dei giovani, nella fase della sua evoluzione.
Nel corso dell’evento il prefetto Tagliente ha fatto proiettare un frame dello spettacolo teatrale “Tra il filo spinato e l’Eternità”realizzato con 50 attrici protagonisti di Crispiano che parla dell’Olocausto assolvendo al dovere di rinnovare la memoria di una delle pagine più nere della storia d’Europa vissuta dalle donne. Le nuove misure di contenimento per contrastare e contenere il diffondersi di Covid-19 hanno suggerito di rinviare ad altra data la rappresentazione dal vivo. I registi dello spettacolo Luciano de Leonardis, Tina Lacatena e Concetta Vitale,presenti in teatro, sono stati travolti dagli applausi del pubblico commosso.
Al saluto istituzionale del Sindaco di Crispiano Luca Lopomonella veste di padrone di casa, affiancato dall’assessore alla Cultura Aurora Bagnalasta, ha fatto seguito quello del presidente dell’ANCRI Tommaso Bove il quale ha chiamato accanto a se il Presidente della Sezione territoriale ANCRI di Taranto dottAngelo Centanni , il nuovo delegato ai rapporti istituzionali della Sezione di Taranto Vice Prefetto Paolo Gentilucci e l’ultimo iscritto al sodalizio, il S. Tenente di Vascello a riposo cavaliere Giovanni Greco di Crispiano.
Uno dei momenti più coinvolgenti è stato vissuto quando il professore Michele d’Andrea ha chiamato sul palco il Tenore Francesco Grollo per intonare l’Inno con il pubblico come solenne Canto di popolo.
La giornata, caratterizzata da momenti toccanti si è conclusa dal Prefetto di Taranto Demetrio Martino che prendendo la parola è andato oltre i semplici saluti istituzionali manifestando grande una sensibilità istituzionale e sociale.
La celebrazione dell’evento dell’ANCRI a Crispiano è stata l’occasione per ricordare anche il dramma dei 10.000 militari italiani internati nel Campo di concentramento Sant’Andrea alle porte di Taranto. Un Campo che – come ha ricordato il Prof. Vittorio De Marco – ha rappresentato nei primi mesi del 1946 una pagina complessa nella storia italiana e locale dell’immediato dopoguerra. Tra febbraio e fine aprile, circa diecimila prigionieri sostarono in questo campo controllato dagli inglesi in una situazione fisica e morale umiliante e precaria per cui si parlò di “campo della fame a due passi da Taranto”. L’essere internati sul suolo patrio ad un anno dalla fine delle ostilità era vissuto come un’offesa alla dignità della persona umana, come un’inutile prosecuzione delle sofferenze e privazioni patite durante la guerra e negli anni di prigionia all’estero. Il caso divenne nazionale; furono numerosi i parenti che dal nord e centro Italia vennero a Taranto nella speranza di riconoscere il proprio figlio o il proprio marito al di là di quei reticolati. Quando fu possibile dai primi di marzo mandare aiuti nel campo tramite l’arcivescovado e la Croce Rossa, la città ed i paesi della provincia risposero con grande generosità come se in quel campo fossero reclusi i propri congiunti. Fu una gara di solidarietà che è rimasta viva nella memoria collettiva del territorio jonico. Il campo venne definitivamente evacuato ai primi del mese di giugno 1946.